Gomorra (la serie TV) ha inventato la Camorra

In una città dai tratti peculiari e facilmente riconoscibile prospera la delinquenza organizzata; la serie racconta di come il tessuto sociale sia ampiamente compromesso, di come anche le forze dell’ordine stentino a portare un po’ di giustizia, di come non vi sia alcuna via di salvezza e redenzione e come la vita dei delinquenti sia solo e sempre destinata a chiudersi in maniera violenta ed anticipata. Il degrado morale ed economico non salva nessuno. Bellissima fotografia e colonna sonora, regia sincopata e mozzafiato. 

Questo è il soggetto della serie Tv Gomorra (ambientata a Napoli).
Anzi no, della serie Tv The Shield (ambientata a Los Angeles).
Anzi no, della serie Tv City on a Hill (ambientata a Boston).

Insomma.

Potrebbe essere (ed è) il soggetto di tutte queste serie.
E di molte altre.

Non mi risulta che la città di Boston o quella di Los Angeles (o quella di New York per tutte le serie poliziesche ambientate nella Grande Mela) siano state teatro di movimenti popolari contro le serie che buttano “merda” sulla città. L’argomento, se non si fosse capito, è: perché Saviano è odiato a Napoli.
Capi di accusa:
_ si è fatto i soldi parlando male della città
_ non parla di cose positive ma solo del male
_ la gente è ammaliata dal telefilm Gomorra e rende i protagonisti idoli da seguire
_ copia
_ vive a New York in un attico
_ si è fatto i soldi (dopo il libro) anche con il film e la serie TV

Il fatto che lo scrittore casertano abbia guadagnato milioni, diciamolo, ha fatto incazzare tanta gente: il fatto che si possano fare soldi scrivendo, per chi normalmente non legge nemmeno, è veramente difficile da digerire. Gente che si venderebbe la madre; gente che truffa lo Stato (falsi invalidi, furbetti del cartellino), truffa i propri concittadini (evade tasse, trova soluzioni originali per non pagare questo o quello)… fa una colpa a Saviano del fatto che abbia guadagnato tanti soldi. 

6,5 miliardi di lire: ricordate quanto fu pagato Nando De Napoli quando passò dal Napoli al Milan di Berlusconi? Per andare a prendere uno stipendio che a Napoli si sarebbe sognato… Ricordo bene, anche in quel caso, i commenti di chi accusava il giocatore di tradire il Napoli (lui, avellinese di Chiusano San Domenico, how ironic?) per soldi. Sempre la stessa gente, quelli che si venderebbero la madre…

Gli si rimprovera di parlare male della città. Perché, si sa, della camorra non possiamo parlarne fuori da Napoli, fuori dalla Campania. Lo sappiamo tutti che è un cancro che ci ha mangiato passato presente e futuro. Lo vediamo per strada, nei vicoli, nella provincia.
Però ci battiamo solo per lamentarci di Saviano che ci ha scritto su un libro, non ci battiamo contro.
Se il libro “Gomorra” parla di camorra, di certo non poteva parlare dei quadri esposti al Museo di Capodimonte, delle statue esposte al Museo Nazionale, dei castelli (Maschio Angioino, Castel Dell’Ovo, etc) che abbiamo, della Reggia di Caserta, di mille e mille bellezze e luoghi di interesse mondiale che ci sono in Campania. Parlare di camorra non esclude che si possa parlare anche del bello; chi ha mai visto i documentari che parlando della Campania, di questi che si lamentano?

Il libro, il film, la serie, parlano del male; lo declinano in ogni modo possibile ed immaginabile.

Il fatto che alcune frasi, un taglio di capelli (non originale, comunque) siano ripetuti da ragazzi ed adulti nel parlare quotidiano, indica che la camorra è diventata l’ideale da raggiungere di ragazzi ed adulti? No. Chi sarebbe diventato camorrista o delinquente lo diventerà avendo o non avendo visto Gomorra. E viceversa.

Un refrain di una serie ripetuto da un commercialista non lo spingerà di certo a chiedere il pizzo sotto casa. 

Nel libro, nel film, nel telefilm, vi è il racconto di una società distrutta, umiliata. Vi sono le storie di uomini e donni che bruciano la propria vita in pochi anni perché non v’è alcun camorrista anziano; si muore presto, si vive male, ci si rintana in cunicoli e rifugi sotterranei. I soldi (tanti) che frusciano davanti agli occhi dei ragazzini ammaliati che cercano di diventare affiliati non sono mai destinati a rendere la vecchiaia una età felice. Alla vecchiaia non si arriva. Non v’è affetto familiare che non possa essere dimenticato in una faida (fratelli, sorelle, genitori, figli); non v’è sicurezza che le proprie azioni delinquenziali non si possano ripercuotere sui propri familiari.

Una vita di merda, diciamolo. E descritta (soprattutto nel telefilm) molto bene.
Una vita di merda, quella del camorrista.

Tutto quello raccontato nel libro, nel film, nei telefilm, almeno una volta è successo realmente; alcune volte ricordiamo anche esattamente l’articolo di giornale che leggemmo qualche anno fa. Stragi, parenti uccisi, nuovi tipi di geniali idee criminali. Tutto quanto si vede nel telefilm è realmente accaduto.

Invece da anni, da quando Saviano ha avuto il successo che è stato in grado di ottenere e mantenere, i giornali hanno deciso di cambiare la narrazione degli eventi di camorra.
Cancellato il concetto base che il telefilm ha preso spunto dalla realtà ora è la realtà che, stando a quello che scrivono i giornalisti (o solo i titolisti), copia Gomorra.

Stando ai titoli dei giornali le stragi, le stese, gli atteggiamenti camorristici ricalcano il telefilm.
E via di “sparatorie alla Gomorra”…
Ohibò. Ci siamo dimenticati, però, che il telefilm ricalca la realtà?

Saviano copia. Interessante storia quella del Saviano che copia.
Esiste una sentenza che lo conferma. E su quella sentenza parte la reductio ad hominem che dovrebbe tagliare la testa al toro e permettere ai detrattori di far tacere Saviano e i suoi fan. La vorrei fare breve. Saviano ha riscritto nel suo libro Gomorra due brevi testi tratti da un quotidiano senza citarne il nome “con precisione”. Non voleva farlo (citare il nome) scientemente (uno degli articoli era un’apologia di un camorrista). E ha pagato per questo. Sarebbe interessante però (ma dubito che chi sbandiera il fatto che Saviano copi abbia letto il suo libro o quantomeno la sentenza) sottolineare che nella sentenza v’è scritto che ciò (l’aver riportato senza citare la fonte con precisione questi brani – un millesimo del libro-) non è in alcun modo un qualcosa che infici l’originalità del lavoro. E chi lo ha letto lo sa.

Saviano ha copiato la copertina di Zero, zero, zero. Ah. Lo disse un giornale.
La copertina del libro, invero, utilizza una foto comprata (si presume, il proprietario dei diritti non mi ha mai risposto in merito) online da un sito di immagini che, negli anni, era stata già usata (comprata?) per altri libri, per una locandina di un film e, ohibò!, anche dal giornale di cui sopra in un articolo di alcuni anni prima (senza citar la fonte).
Copia? No. Piuttosto sciatteria nella scelta delle immagini da parte dell’editore.

Beh, Saviano vive in un attico a New York.
Rimanderei al concetto di “si è fatto i soldi”. Invidia, pura e semplice. Considerando le migliaia di campani in giro per l’Italia con posti statali che li costringono a vivere qualche anno lontano anche dai figli mi sembra davvero ridicolo il solo pensare che Saviano fosse obbligato (da casertano) a vivere a Napoli.

Divertente anche aggiungere che, oltre e prima di Saviano, Napoli e la Campania avevano esportato in tutta Italia ed anche in Usa ben altre cose, tra cui, appunto, la camorra.

Il titolo è chiaramente un gioco di parole. No, Gomorra (libro, serie tv, film) non ha inventato la camorra. Quest’ultima è, purtroppo e invece, l’oggetto principe di quanto narrato in Gomorra. E che, nolenti o volenti gli incazzatissimi hater di Saviano, è quello che succede ogni cazzo di santo giorno in Campania.

E narrare tutto questo al contrario (accade quel che è descritto in Gomorra) è cercare di ottenere l’attenzione sulla camorra approfittando del successo della serie Tv; perché, evidentemente, la camorra non fa più notizia a Napoli.

Quando le risorse psichiche, morali, fisiche e intellettive di chi ha come (quasi) unico fine quello di buttar merda su Saviano saranno incanalate in battaglie contro l’inciviltà, contro la camorra, contro chi approfitta della depressione sociale ed economica per prendere per il collo i dipendenti con stipendi di merda allora, probabilmente, sarà finalmente nu juorno buono.

È nu juorno buono…
Questo posto non deve morire
È nu juorno buono…
La mia gente non deve partire
È nu juorno buono…
Il mio accento si deve sentire
È
 nu juorno buono
È
 nu juorno buono

 

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