Donne e copertine: due chiacchiere con Frank Cho

cho-vert-3Frank Cho è un disegnatore statunitense di origini coreane nato nel 1971 e attivo da oltre venti anni sul mercato statunitense. Famoso, e molto, per come rappresenta le sue eroine femminili, è in realtà un autore in grado di sfornare serie in totale autonomia (Liberty Meadows) o di dipingere copertine a olio con innegabile perizia. Ospite a Lucca, in occasione della Lucca Comics & Games dei 50 anni, abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo grazie all’editore saldaPress, che sta ristampando la sua serie Liberty Meadows.

Ciao Frank e bentrovato. Per prima cosa vorrei chiederti quali sono state le maggiori influenze nel tuo sviluppo come autore, in particolare per il tuo segno preciso e pulito.
Sì, ho moltissimi autori che mi hanno influenzato. Sono stato fortemente ispirato da fumettisti quali Al Williamson, Frank Frazetta, John Buscema, Don Newton, da artisti quali Norman Rockwell, John Singer Sargent. Come autori di strip comiche direi Walt Kelly su tutti.

Alcuni di questi autori non pubblicavano durante la tua adolescenza ma sono di molti decenni precedenti. Come ti sei appassionato a loro?
Anche da ragazzino ho sempre amato le cose classiche. Leggevo in biblioteca e cercavo vecchie storie a fumetti e strip comiche e anche pittori. Ho trovato delle ristampe e mi sono appassionato; non mi interessavano le cose nuove, solo le vecchie!

Quali sono gli strumenti che prediligi nel tuo lavoro?
Disegno a matita, inchiostro, pittura ad olio. Qualsiasi cosa mi ispiri al momento. Seguo quel che mi dice l’inclinazione del momento.

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In mostra a Lucca ci sono tuoi disegni a matita, chine, dipinti a olio. Non usi quindi mai il computer?
No. Non so come usarlo, il computer. Non sono proprio in grado. Faccio tutto alla vecchia maniera. Matite o dipinti su tela.

Questo ci riporta anche ai tuoi autori di riferimento, che ovviamente non utilizzavano il computer.
Forse è solo perché non sono in grado di usare il computer (ride). In realtà è che sono ispirato dai maestri classici del passato.

cho-vert-1Dalle tavole che ci sono in mostra si nota un’enorme pulizia nel tratto e una grandissima attenzione ai particolari.  Quanto tempo dedichi alle tavole? Ti risulta complicato chiuderne una piuttosto che continuare a renderla perfetta?
Mah, guarda. Continuo a disegnare fino a quando non penso sia a posto: con il passare degli anni l’esperienza mi dice quando fermarmi. Normalmente ci metto un paio di giorni a realizzare una tavola di media difficoltà; il primo per disegnarla e il secondo per inchiostrarla. Talvolta faccio prima, talvolta ci vuole più tempo…

Realizzi le tavole con piccoli sketch preparatori, prove?
Non passo molto tempo a realizzare thumbnails o sketch per le tavole che devo realizzare; di solito vado direttamente sulla tavola.

Liberty Meadows è stato il tuo primo lavoro e  conta numerosi fan in tutto il mondo. Come è nata l’idea della serie e quale credi sia stato il principale elemento di successo di questo lavoro?
Non so, sai. Essenzialmente la serie Liberty Meadows è nata per puro divertimento personale e dei miei amici.
Non ero intenzionato a cercare un target di riferimento. Realizzavo storie che mi facevano ridere. E, a quanto pare, fortunatamente tantissime persone con il mio stesso senso dell’umorismo hanno apprezzato quelle storie.
Le prime storie le ho ideate mentre ero al college, erano la serie University2: successivamente, dopo il diploma, l’ho trasformata in Libery Meadows.

cho-1Hai collaborato su vari personaggi della Marvel Comics, tra cui attualmente The Totally Awesome Hulk. Se avessi carta bianca, quale sarebbe la serie che vorresti scrivere?
Sono in Marvel da quattordici anni e ho fatto essenzialmente quel che mi piaceva di più. Sono fortunato, posso scegliere i lavori che mi piacciono. Di solito mi chiedono se sono interessato a far alcune cose e io ho la possibilità di dire sì o no. Avviene tutto in maniera informale ma sono trattato molto bene in Marvel.

Sei noto per essere anche un grandissimo copertinista. Domanda secca: preferisci disegnare le cover o l’interior art?
Sono cose differenti; le copertine devo renderle quanto più grafiche e coinvolgenti possibile, interessanti. All’interno dell’albo invece devo concentrarmi sull’essere al servizio della storia. Sono totalmente differenti approcci mentali.
Dovessi essere messo alle strette e scegliere, sceglierei le copertine. Perché sono pezzi unici: una ed è finito il lavoro. Anche se alle volte è più difficile realizzare una copertina di un albo. Devi sempre pensare come se dovessi battere un home run quando fai una copertina e quindi hai una maggiore pressione addosso.
In ogni caso ogni lavoro (tavole interne, copertine) ha le sue difficoltà e le sue soddisfazioni.

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Ti sei cimentato sia come disegnatore di testi altrui, sia come autore completo (e non solo sulla tua amata Liberty Meadows). Quali sono le differenze, se ci sono, come metodologia di lavoro nell’approccio alla rappresentazione dei  testi?
Preferisco, ovviamente, scrivere e disegnare le mie storie da solo. Non ho nulla contro gli sceneggiatori, ma ce ne sono alcuni che non sono proprio eccelsi e preferirei non lavorarci insieme. Jeph Loeb, per dire, è invece uno degli autori con i quali mi piacerebbe lavorare perché lo ritengo veramente in gamba. Un altro è Tom Sniegoski, con il quale ho realizzato World of Payne.
Dipende dal progetto ma in generale preferisco scrivere e disegnare le mie storie, non mi piace lavorare per gli altri.

Da cosa dipende, secondo te, questo rapporto non felice con gli sceneggiatori?
Molto spesso il rapporto si riduce nel ricevere una email con dieci pagine di sceneggiatura. Non si ha il tempo e il modo di stringere alcun rapporto.

cho-vert-2Sei famoso per la tua particolare abilità con la figura femminile. Ciò che è meno noto al grande pubblico è la perizia e la cura che riponi nella raffigurazione dell’anatomia umana (anche maschile) e delle espressioni facciali, ricche di dettagli. Oltre all’ovvio studio della materia da parte tua, ci puoi raccontare se usi modelli o fotografie – o tutti e due –  come base per ottenere questi risultati?
Essenzialmente il fumetto è un film senza audio; quindi devi esagerare e rendere le figure molto espressive e cercare di tradurre le informazioni necessarie. I disegni devono riflettere la sceneggiatura e le emozioni. Se mi viene indicato un momento triste faccio di tutto per rendere l’espressione del personaggio depressa, se è un momento felice mi assicuro di rendere il personaggio in modo da tradurre bene quel che viene scritto in sceneggiatura.

Cosa c’è di diverso nel lavorare ad una tua serie rispetto a un prodotto Marvel? Ci sono limiti che si impone e come cambia il rapporto con i lettori?
Se lavori per una casa editrice sei in balia delle loro politiche interne, delle loro scadenze; è un ambito più limitato. Chiaramente preferisco fare le mie cose in questo momento della mia carriera.

Grazie per la disponibilità e buon lavoro!

Riferimenti:
Il sito dell’autore.
Il sito dell’editore saldaPress.

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