Ya – La battaglia di Campocarne: il potere delle storie

ya verticale 1
Foto di Rossella Rasulo

Roberto Recchioni, quarantun anni, romano, sceneggiatore di fumetti, attualmente curatore delle testate della Sergio Bonelli Editore dedicate a Dylan Dog.
Se leggete fumetti e seguite Lo Spazio Bianco questo nome non potrà di certo suonarvi nuovo.

Di nuovo c’è il fatto che ne parliamo in qualità di scrittore di narrativa (e in futuro ne parleremo come scrittore di cinema e magari di telefilm).

Il suo debutto è nelle librerie da un mese grazie all’editore Mondadori che gli ha proposto di mettere su carta una trilogia di genere fantastico, il cui primo episodio è intitolato Ya – La battaglia di Campocarne.

GENERAZIONI NERD

Roberto Recchioni è dichiaratamente un autore appassionato di scrittura e comunicazione che segue, e trae spunto da, ogni forma di entertainment: dal gioco di ruolo al cinema, dal gioco di carte al videogioco, dal fumetto alla narrativa.
Il suo approccio ai racconti (ed al lavoro di editor) è esplicitamente quello di un produttore: cresciuto professionalmente partendo dall’autoproduzione, come molti degli attuali autori di fumetto italiani, ha avuto la possibilità (e la necessità) di seguire tutte le fasi realizzative di un’opera: progettazione, studio di fattibilità, proposta all’editore, organizzazione del lavoro editoriale e anche controllo della qualità di stampa.
Questo lo ha portato ad avere pertanto un approccio letteralmente multimediale al racconto.

L’autore fa parte insomma di una generazione, quella dei nati dal ‘60 alla fine degli anni ‘70, che sta decisamente prendendo il controllo del settore dell’entertainment: Josh Whedon, Jim Lee, Michele Masiero, JJ Abrams, Damon Lindelof, Robert Kirkman (in ordine rigoroso di età) sono solo alcuni nomi di autori che sanno coniugare l’atto del raccontare al lavoro di produzione e che hanno già raggiunto posti importanti (o importantissimi) nel loro settore ma senza dimenticare il proprio passato da appassionati fruitori (someone said nerds?) di entertainment.

YOUNG ADULTS

ya verticale 3
Omaggio di Federico Rossi Edrighi

Ya è un libro che ha nel già titolo (magari per qualche libraio distratto) l’acronimo del genere e del target di riferimento: Young Adults. Questo curioso dettaglio non è un caso ma solo uno dei tanti inside jokes che l’autore ha disseminato nel volume.

Ya è un racconto fantasy che si pone molti obbiettivi e che è frutto di un accurato studio da parte dell’autore; sia lo stile che l’argomento trattato sono perfettamente in linea e funzionali al genere scelto e incanalano il volume in un ambito, quello appunto delle storie Young Adults, già ben codificato.

Quel che rende questo percorso creativo più spontaneo e meno artificiale è la naturalezza con la quale il contesto fantasy viene calato in un’ambientazione decisamente italiana, a partire dai nomi dei personaggi: uno spaghetti fantasy o, meglio ancora, un fantasy all’amatriciana (considerandolo come complimento e non come offesa, ovviamente). Un incrocio fra i film di Brancaleone di Mario Monicelli e un racconto di formazione fantasy come può essere un libro di Tolkien.
Il riferimento a Brancaleone non è casuale visto che tanto nell’immagine di copertina quanto nei racconti delle vesti e delle usanze quotidiane dei protagonisti le somiglianze sono notevoli con i protagonisti del film.

Stecco, il protagonista del romanzo, è una figura ben mirata sul target di riferimento, ovvero lettori adolescenti, che possono vedervi un personaggio che, come loro, sta affrontando in sequenza tutte le sue prime volte.  Ci sono tutti o quasi i topoi del genere: avventura, viaggio, personaggi epici, dialoghi secchi ed autentici, ironia… Ma c’è anche dell’altro.

STRUTTURA E LINGUAGGIO

Dietro alla scrittura e alla composizione del racconto c’è un evidentissimo studio di linguaggio e di approccio. 

ya orizz 3
Disegno di Federico Rossi Edrighi

A partire dalla struttura stessa: se la storia raccontata va da un momento temporale zero ad un momento temporale dieci, il racconto parte dal momento sei e procede in contemporanea su due linee temporali, una in avanti nel tempo e una a ritroso, per confluire nel finale. Pensando alla struttura della prima stagione di Orfani, composta di due linee temporali diverse raccontate parallelamente, può essere visto come un tratto distintivo della scrittura di Recchioni ma anche, dal mio punto di vista, come una sfida dell’autore a se stesso: riuscire ad agganciare il lettore iniziando a raccontargli cose e rovinando la sorpresa. O anche, ovviamente, utilizzare uno stratagemma per far partire il libro in media re, allo scopo di agganciare il lettore fin dalle prime pagine.

Il narrare è scorrevole e lineare; son presenti trovate lessicali e battute ma il fine della narrazione non è la battuta in sé, che capita sovente solo a chiusura di paragrafo: il fine è proprio la narrazione.
Un vezzo interessante, come sottolineato dallo stesso autore, è quello di aver utilizzato il linguaggio diretto senza indicare chi sta parlando, eliminando frasi come “Stecco disse”, “Marta rispose” ecc…

TAG CLOUD

“[Le storie] sono tutto quello che abbiamo. Senza di loro… noi siamo niente.”

ya cover
La copertina del libro (Gipi)

Da quella che appare come una vera e propria dichiarazione di intenti da parte dell’autore, si evidenziano alcuni degli argomenti portanti di YA.
Se a fine lettura si volesse evidenziare una tag cloud del romanzo, le parole/significati principali sarebbero: narrazione, storie, racconto, avventura, amore, Mito (con la M maiuscola), coraggio, incoscienza, rapporto padre/figlio.

 

Non è possibile per motivi di spazio analizzarli tutti questi argomenti ma almeno un paio, a volo d’uccello val la pena affrontare.

Il primo, indicato in quarta di copertina, fa riferimento alle storie ed al racconto. L’avventura che Stecco vuole a tutti i costi è quella che ha ascoltato più volte nei racconti nel suo paese Zarafa ((Zarafa è un paese realmente esistente, situato in Calabria, e paese natale dei nonni di Recchioni, almeno a quanto racconta lui…)) e che lo affascina da sempre; eppure nel suo percorso di avvicinamento all’avventura una delle qualità migliori che scoprirà di avere è proprio quella di raccontare l’avventura, piuttosto che viverla.

Proprio Stecco evidenza un altro argomento fondamentale: l’incoscienza del protagonista. Magro, per nulla avvezzo alla battaglia, apparentemente senza forze, il nostro trova in se stesso le capacità che non ha per emergere, al pari di Semola ne La spada nella roccia.
Stecco non può essere quello che sarà; eppure lo sarà.
Come il calabrone che, secondo la famosa (e priva di fondamento) massima non sa che il proprio peso non gli potrebbe permettere di volare, così Stecco non sa (o si rifiuta di capire) che non è in grado di essere un avventuriero e quindi lo diventa. Egli è, in quasi tutte le avventure che affronta, la persona sbagliata al posto sbagliato; eppure, come dice Marta la Brutta, è stupido ma si applica.

Ci sarebbe da parlare dello Iettatore, di Marta la Brutta, del Grande Uomo, del padre di Stecco, del viaggio, del “trial”, delle prove da superare e della battaglia stessa. Chiudiamo invece con quelle coordinate di base già incontrate, ovvero avventura e storie, sottolineando come queste siano le stesse che hanno fondato e mantenuto in vita con successo la Sergio Bonelli Editore; d’altra parte nella figura del Grande Uomo, il personaggio epico della storia, in tanti hanno visto Sergio Bonelli stesso.

MULTIMEDIALITA’ E BRUTALITA’

Da segnalare in chiusura la splendida copertina di Gipi, autore anche della carta di Stecco, che la Mondadori regala alle presentazioni, utilizzabile nel gioco di carte Bruti creato dall’autore toscano. Una curiosa coincidenza ha visto infatti Roberto Recchioni e Gipi quasi contemporaneamente al lavoro su due progetti con basi comuni molto forti tanto da immaginare un ulteriore e maggiore intreccio in futuro.

ya orizz 1
La carta di Stecco (Gipi)

Così come le serie di Orfani, realizzate in modo da poter dar vita a videogiochi, motion comics, serie televisive e romanzi ((Il primo romanzo di Orfani è già annunciato, sarà scritto sempre da Recchioni e farà da collante tra le prime due serie raccontando quanto non detto nel fumetto)) anche YA è già un prodotto multimediale, in grado di trasformarsi in film, gioco di carte (magari la briscola selvaggia raccontata nella storia…) e ovviamente fumetto.
E neanche a dirlo, il libro è già in fase di opzione sia per un film che per un fumetto (per la realizzazione, ovviamente, si vedrà).

Abbiamo parlato di:
Ya – La battaglia di Campocarne
Roberto Recchioni, Gipi (copertina)
Mondadori Libri S.p.A., ottobre 2015
230 pagine, brossurato, bianco e nero, 18,00 €
ISBN: 9788804658016

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.