Il 2003 ed il 2004 in via Buonarroti

Il Tex del grande e compianto MagnusStefano Marzorati, addetto stampa di Bonelli Editore (nonché sceneggiatore per Mister No, Zagor e Nathan Never), si è gentilmente prestato ad alcune nostre domande.

Come giudichi l’andamento della Bonelli nel 2003?

Nel 2003 è proseguita quella lenta erosione di bacino di pubblico che è ormai diventata una costante degli ultimi cinque-dieci anni. Questo è accaduto non solo per Bonelli Editore ma, più in generale, per tutte le altre realtà editoriali presenti sul mercato. Si tratta di una erosione quantificabile in due o tre punti percentuali.

La chiusura di Gregory Hunter è stato un evento certamente “strano” da vedere per una casa editrice solida come la Bonelli. Da cosa è stato causato?

Gregory Hunter ha chiuso per le vendite troppo basse, inferiori quindi agli standard bonelliani che consentono a una serie di sopravvivere.

Non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, ma ogni tanto torna fuori la voce per la quale la Bonelli è in vendita (magari alla Mondadori). Vuoi dare un fermo a queste dicerie, magari con un minimo di dati che chiariscano la situazione di salute della vostra casa editrice?

Ufficialmente non mi risulta che ci siano trattative in corso per la cessione della casa editrice, che è una creatura di Sergio Bonelli. Finché l’editore rimarrà sulla plancia di comando la casa editrice non verrà venduta.

Altra voce, sempre più insistente, parla di chiusure, anche eccellenti, nel vostro parco testate: si parla di Legs, ma anche di mostri sacri come Zagor o Mister No. Che cosa puoi dire in merito?

In quanto alle chiusure di serie accennate, quella di Jonathan Steele avverrà a giugno di quest’anno. Quella di Mister No è prevista entro la fine del prossimo anno. Riguardo alla sorte di Legs, credo che si voglia tentare un restyling del personaggio prima di arrenderci definitivamente al verdetto del mercato.

Che impressioni hai avuto riguardo il mercato del fumetto? Com’é la salute del fumetto in Italia?

Il mercato italiano continua a soffrire di quella crisi di idee e d vendite che lo affligge ormai da poco meno di una decina d’anni. La nostra Casa editrice è rimasta ormai tra le poche a fornire un prodotto autoctono dalle grandi tirature, perlomeno per quella fetta di mercato che riguarda il fumetto popolare d’avventura, rivolto a un target prevalentemente adulto. La responsabilità è dunque enorme, ma ad essa Bonelli non ha mai rinunciato, consapevole di rappresentare l’ultima fortezza del fumetto italiano.

Nell’ultimo anno, grazie ad una serie di iniziative multimediali di enorme rilievo nazionale e internazionale (dai film dedicati agli eroi Marvel fino all’iniziativa di Repubblica), le nuvole parlanti sembrano aver avuto una rinnovata visibilità ed una inedita consacrazione culturale. Queste iniziative, secondo te, hanno prodotto dei riscontri concreti sul mercato dei fumetti e, in particolare, dal punto di vista della tua realtà editoriale?

L’iniziativa di Repubblica ha sicuramente riportato l’attenzione sul medium fumetti ed ha riscosso un successo straordinario. Tuttavia le grandi vendite dei Classici non hanno avuto un effetto trainante considerevole sulle vendite dei nostri personaggi. In generale nessuno dei characters bonelliani coinvolti nell’iniziativa del quotidiano ha registrato un sensibile aumento di vendite. Si tratta evidentemente di due ambiti diversi, regolati da meccanismi differenti.

Quali prodotti e quali autori di “casa Bonelli” vi hanno dato le maggiori soddisfazioni in questo 2003?

Tex e Dylan Dog, seguiti a ruota da Nathan Never continuano a rappresentare i numeri uno della casa editrice. Ma, tra i nuovi, anche Julia, Brendon e Magico vento ci hanno dato soddisfazione. Ci sono poi, all’interno della nostra produzione, quelle serie di nicchia come Napoleone che, pur non vendendo molto, hanno acquisito uno status di culto e una notevole popolarità dal punto di vista della critica. Anche gli Almanacchi continuano a uscire con buon successo di pubblico.

Quali obiettivi vi prefiggete per quest’anno?

L’obiettivo per il futuro è innanzitutto quello di continuare a mantenere un livello qualitativo medio-alto. Ci sono poi nuovi progetti in cantiere, che testimoniano la volontà dell’editore di non rinunciare a lanciare nuove proposte. Insomma, cerchiamo di coinvolgere il pubblico e di continuare a stimolarlo con nuove proposte. Il fumetto, almeno in casa Bonelli, non è ancora morto…

Ci saranno novità tra le vostre proposte e novità? Cosa ci dobbiamo aspettare dalle varie serie?

Riguardo alle novità sopraccitate non vi è ancora nulla di ufficiale: posso solo dire che si tratterà di mini serie, un esperimento che merita sicuramente grande attenzione. I titolari di due dei tre progetti in via di sviluppo sono Ruju e Faraci e i filoni coinvolti sono quelli del noir e della fantascienza.

In progetto, da una idea di Luca Enoch, ci sono una serie di albi contenenti storie non seriali, romanzi a fumetti da pubblicare in edicola. L’importanza di un’operazione simile da parte della Bonelli sarebbe molto grande, forse darebbe uno scossone a parte dell’editoria nostrana. A che punto è questa idea?

Il terzo progetto vede all’opera per primi Enoch e Vietti: dovrebbe trattarsi di graphic novel in stile bonelliano dall’ampio respiro. L’intento è quello di sempre: riconquistare alla lettura lettori perduti e disaffezionati e, magari, individuare nuove fasce di pubblico che si avvicinano per la prima volta alla lettura di un fumetto.

Lo stile seriale italiano è diverso da altre realtà, in particolare è evidente come sia ben diverso l’impegno richiesto per uno sceneggiatore Bonelliano, che spesso cura per anni lo stesso personaggio cercando di tenerlo sempre vivo, rispetto ad un autore giapponese, che può permettersi di far durare le sue storie quanto vuole, o allo stile dei comics dove, per rinnovare, si provvede far ruotare gli autori. Non credi che la formula italiana rischi di produrre prodotti meno forti sul mercato, meno credibili? È possibile che un personaggio “stanchi” gli autori stessi, e perda ciò che ha da dire?

È chiaro che la produzione seriale presenta rischi maggiori rispetto a formule più brevi come quella dello one shot o della mini serie. Molti dei nostri personaggi hanno pero’ dimostrato di saper resistere a questa “quotidianità” mantenendo intatte le loro caratteristiche e il loro pubblico. Le nuove miniserie di cui accennavo rappresentano proprio il tentativo di uscire da questo percorso legato alla tradizione.

Un grazie a Stefano Marzorati per la disponibilità!

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