TEX 600 – Mauro Boselli: un Tex tutto d’un pezzo

Naturalmente, oltre che a Sergio Bonelli,  avevamo richiesto l’intervista anche a Mauro Boselli; alcune domande (come ha potuto notare chi ha seguito lo speciale) sono in comune. E quindi di seguito troverete il punto di vista dello sceneggiatore che emerge dalla loro chiacchierata, a chiusura dello speciale.

Se dovessi dire, brevemente, cosa ha acquistato e cosa ha perso Tex (da un punto di vista umano, caratteriale) con il passare degli anni, rispetto a venticinque anni fa, quando era un giovane scavezzacollo?
Per essere precisi un giovane scavezzacollo lo era soprattutto negli albetti a striscia degli anni ’50, quando per mancanza di pagine le sue avventure, le cavalcate e i morti ammazzati dovevano susseguirsi con ritmo frenetico per far felici i lettori. Da quasi cinquanta anni ormai (dopo i primi quaranta albi della serie mensile all’incirca) Tex ha messo la testa a posto ed è diventato l’uomo tutto di un pezzo che conosciamo.

Quali sono le caratteristiche fisiche e di portamento di Tex che ti sembrano davvero peculiari?
A prima vista le spalle larghe e lo sguardo deciso e fermo di un uomo con i piedi saldamente piantati per terra che agisce con calma ma con grande rapidità.

Pensi che sia facile avere a che fare con un personaggio così sicuro di se e così di poche parole?
E’ rassicurante per chi gli sta accanto. E’ difficile per chi narra le sue avventure. Perché è tanto sicuro di sé che è difficile metterlo in difficoltà. Inoltre è di linguaggio così misurato che comporta molte difficoltà quando bisogna scrivergli i dialoghi. per uno sceneggiatore è più facile gestire un personaggio chiacchierone come Kit Carson o Cico Felipe Cayetano Lopez y Martinez y Gonzales y Rodriguez y Ramirez….

Ormai frequenti Tex da molto tempo; dal tuo punto di vista lo stargli vicino ti incute normalmente più timore o più sicurezza?
Conoscendolo così bene ormai sono tranquillo. Chi ha Tex al suo fianco non dovrebbe avere paura di nulla.

In che occasione ti farebbe piacere trovartelo al tuo fianco?
Che domande: davanti ai prepotenti e ai delinquenti l’aiuto di Tex sarebbe indispensabile per non farsi bagnare il naso e non soccombere.

Tex agisce in un mondo un po’ complicato; abbastanza rude nel quale spesso sono ignorati i principi base del vivere civile. Ti sembra animato da una morale superiore alla media nel contesto in cui agisce?
Credo di sì. Nonostante si tratti in realtà di un’impresa quasi sovraumana Tex è animato da un retto sentire che gli impedisce di compiere azioni basse e malvagie. Pur essendo un uomo dei suoi tempi è un eroe e questo fa la differenza.

Quanto credi sia difficile per lui cercare di mantenere una condotta giusta in un mondo (il vecchio West) decisamente violento e popolato da fin troppi fuorilegge?
Lui ha il proprio senso della giustizia che chiaramente è un po’ estremo rispetto al nostro e quindi spesso, come capita in tempi difficili, prende in prima persona le decisioni più dure e violente.

In decenni di avventure ormai pare non sorprendersi più di nulla e sembra incontrare delinquenti sempre più terribili e cattivi. Questi professionisti del delinquere pensi possano abbattere il suo ottimismo di fondo visto che gli dipingono un mondo nel quale il male sembra sempre cercare nuove e peggiori vie?
Una personalità così sicura e granitica come quella di Tex non può essere smossa da situazioni contingenti come il male di vivere o la cattiveria o il male del mondo, etc. etc. Tex va per la sua strada e travolge tutto quello che gli si para davanti; non credo che si ponga questi problemi.

Eppure non è una mosca bianca; nelle sue avventure spesso si incontra e familiarizza con persone destinate poi a diventare suoi amici che, come lui, si stagliano nella società in cui vivono… è questa la vera famiglia di Tex?
Sicuramente Tex oltre a suo figlio ha una famiglia allargata che comprende Tiger Jack  e Kit Carson ma anche personaggi che ci sono familiari come Gros Jean, Jim Brandon, Montales, etc.
Si deve sottolineare che in tutti questi personaggi, che ha conosciuto anche all’inizio, da fuorilegge (lo stesso Tex, per un periodo inziale lo era comunque stato pur mantenendo il suo punto di vista morale), sono riconosciuti da Tex come persone affini per personalità e per senso di giustizia.

Entrando in campo minato; come vedi il suo rapporto con l’altro sesso, a distanza di oltre venticinque anni dalla morte della sua moglie Lilith? Stesso discorso per la sua religiosità
E’ una questione molto delicata che appartiene ai sentimenti privati di Tex; il creatore Giovanni Luigi Bonelli ha voluto così e mi sembra corretto adeguarsi. Tex è un uomo molto razionale ma che rispetta sicuramente le credenze altrui cominciando da quelle dei Navaho.

Tex ha un fratello indiano,  Tiger Jack: con lui ha diviso avventure, dolori e molta vita. E’ esempio ante litteram di tolleranza razziale in un contesto estremamente razzista? E’ un buon esempio per chi gli vuole bene e ne segue le gesta?
Tex non si pone, come ha detto lo stesso Sergio, il problema del razzismo. Perché per lui e per il suo retto sentire di cui parlavamo prima tutti gli uomini hanno uguali diritti e sono tendenzialmente uguali. Un uomo è buono o malvagio a prescindere dal suo essere di colore o bianco… o rosso. Giovanni Luigi Bonelli fin dalle prime avventure ha messo in chiaro queste caratteristiche.

Come vedi tu l’amicizia pluridecennale con Kit Carson? Tex è una persona di spirito sicuramente ma non certo un allegrone o un caciarone o un gaudente; come vedi, in quest’ottica, la presenza di Kit Carson al suo fianco?
Penso che nella vita reale in effetti esistano dei casi in cui, come nelle coppie di eroi del fumetto, ci sia una persona di poche parole e un’altra più chiacchierona. Una coraggiosa e una prudente… Credo che le coppie comiche o avventurose come Don Chisciotte e Sancho Panza, Zagor e Cico, Tex e Carson, in realtà rispecchino quella che è la ricerca di una unità attraverso il completarsi di diversi caratteri che ci può stare, magari, anche nella vita reale tra amici che passano le serate insieme. Le persone troppo simili possono anche non legare facilmente, in fondo. Evidentemente nonostante Tex e Carson siano entrambi uomini d’azione hanno delle differenze che permettono loro di essere ben affiatati.

Ci parleresti, tu che lo osservi spesso, del modo di fare di Tex? Parlo del suo modo di parlare, di guardare gli interlocutori, di porgersi…
Tex non mostra molto i suoi sentimenti a meno che sia in una situazione davvero difficile come, ad esempio, la morte della moglie o il figlio in pericolo ma anche in questo caso trattiene molto dentro di sé. Per quel che riguarda il rapportarsi alle altre persone sicuramente potrebbe mettere in imbarazzo una persona insicura; il suo sguardo che scava nell’animo potrebbe mettere in difficoltà (ed è questo un uso che gli sceneggiatori fanno spesso) i pesci piccoli, i piccoli delinquenti che vengono intimoriti solo dalla sua presenza.

Quanto del padre Tex rivedi in Kit Willer, ormai giovanotto più che cresciuto? Fisicamente, negli atteggiamenti, che differenze vedi fra i due?
Kit Willer è un eterno giovanotto; come personaggio è difficile da trattare. All’inizio era il giovane scavezzacollo che si suppone fosse Tex da ragazzo; ora deve conservare (purtroppo per lo sceneggiatore) un minimo di immaturità che lo differenzi dal padre per non fare una copia identica di Tex. E’ molto difficile da gestire; ci sarà sempre chi dice che è stato dipinto troppo immaturo e chi dice che è stato dipinto troppo adulto per la sua età. Sempre in bilico tra l’adolescenza, la giovinezza e la maturità …

Hai mai provato a calzare il cappello di Tex? Pensi che per lui sia solo uno strumento o qualcosa in più (un feticcio, un mezzo per non farsi guardare negli occhi…)?
Per portare quei cappelloni occorre avere una certa sicurezza. Non sempre si può fare. Sicuramente Tex non lo usa per mascherarsi o per darsi importanza; chiaramente oltre ad essere un mezzo di difesa dal sole, dal vento e dalla pioggia è una estensione della sua personalità. Come le Colt.

Come vedi il suo rapporto con il cavallo, il suo mezzo principe di trasporto?
All’inizio c’era un rapporto ingenuo e sentimentale con Dinamite (il suo cavallo storico) che si rifaceva probabilmente a certi vecchi film come quelli di Tom Mix. Dopodichè il cavallo diventa semplicemente un mezzo di locomozione che può essere cambiato perché la vita di Tex è così avventurosa che non permette la durata di questi animali.
E’ difficile raccontare seicento e passa storie con lo stesso cavallo, deve cambiare. Perfino James Bond dopo un paio di romanzi deve cambiare la sua pistola perché gliel’hanno portata via. In un serial le cose di contorno non possono avere lunga durata è già difficile tenere in vita il serial stesso. Con le peripezie che ci sono è impossibile preoccuparsi del cavallo… Perfino i suoi amici talvolta sono in pericolo e muoiono ma per quel che riguarda Tex abbiamo almeno quattro immortali…

Tex è un combattente nato, è sempre il migliore nel battersi e nel difendersi. Eppure, invece di compiacersi delle sue capacità, sembra talvolta restio ad usarle oppure ad usarle per fare molto male. Come lo vedi usare la violenza e le armi?
Ho qualche dubbio che sia restio a usare la violenza; il numero dei morti ammazzati negli albi di Tex è decisamente alto e Tex uccide con una certa facilità. Magari ultimamente siamo un po’ più attenti però c’è una “sospensione di incredulità” che rende verosimile un personaggio (che non può esistere nella realtà) che elimina così rapidamente i suoi nemici. Dobbiamo dare per scontato due cose agli opposti: il fatto che sia molto buono ed il fatto che uccida. Si tratta di una convenzione narrativa che rientra nel mito dell’eroe con la e maiuscola laddove quest’ultimo ha sempre ragione e agisce sempre per il giusto anche se fa ricorso alla violenza.

Riferimenti:
Sergio Bonelli Editore: www.sergiobonellieditore.it

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