TEX 600 – Tex, Sergio Bonelli (e Guido Nolitta): fratelli di sangue e inchiostro

Chiudiamo con un ultimo contributo (diviso in due parti) il lungo Speciale Tex 600 iniziato il lontanissimo 5 ottobre 2010. Lospaziobianco ha cavalcato per alcuni mesi i sentieri impervi del Wild Old West in lungo e in largo attraverso articoli e interviste ad alcuni degli autori del fumetto dedicato a Tex Willer, celebre personaggio della Sergio Bonelli Editore.

Lo iato che ci separa dal contributo pubblicato il 30 novembre ((http://www.occhicone.com/WordPress/22138-TEX-600-Don-Chisciotte-Colt)) non sarà motivo di rimproveri visto che i nomi degli ultimi due autori intervistati sono senza ombra di dubbio eccezionali.

Il primo è Sergio Bonelli, editore della serie, figlio del creatore del personaggio Giovanni Luigi Bonelli e sceneggiatore, con il nome d’arte Guido Nolitta, di oltre cinquanta albi di Tex.
Il secondo è Mauro Boselli, decano autore di “casa Bonelli” e attualmente lo sceneggiatore maggiormente impegnato sulla testata mensile di Tex.

Sergio Bonelli: Sorry, io che ho fama di essere disponibilissimo con i giornali di solito non rilascio dichiarazioni a siti online; per ovviare a questo dilemma amletico vi propongo il risultato di una conversazione che ho tenuto con il soggettista attualmente più prolifico, ovvero Mauro Boselli.


Cosa ha acquistato e cosa ha perso Tex (da un punto di vista umano, caratteriale) con il passare degli anni, rispetto a venticinque anni fa, quando era un giovane scavezzacollo?
Ha perso un po’ di arroganza nei confronti delle persone normali ed è anche meno suscettibile alle provocazioni. Forse ha imparato a far finta di non sentire un insulto sussurato in un saloon.

Quali sono le caratteristiche fisiche e di portamento di Tex che ti sembrano davvero peculiari?
La statura (almeno 1,90) e il peso proporzionato all’agilità e alla forza richiesto dalle avventure.

Ormai frequenti Tex da molto tempo; dal tuo punto di vista lo stargli vicino ti incute normalmente più timore o più sicurezza?
Timore. Perché ritengo che, seppure dopo sessanta anni, non sia immune da comportamenti contrastanti. Ogni volta ci si chiede dunque se la sua reazione sia quella voluta dal suo creatore.

Il Tex, soprattutto quello degli inizi, era decisamente spietato; all’epoca non v’era altra via che quella della Colt per risolvere alcune questioni?
La sua sicurezza e disinvoltura nell’uso delle armi deriva dal non aver dubbi sulla giustezza dei suoi giudizi. La mancanza di rappresentanti della legge affidabili autorizza la sua scelta di servirsi della Colt per risolvere ogni tipo di questioni.

Eppure non è una mosca bianca; nelle sue avventure spesso si incontra e familiarizza con persone destinate poi a diventare suoi amici che, come lui, si stagliano nella società in cui vivono… è questa la vera famiglia di Tex?
In un certo senso sì. Per questa divisione netta fra buoni e cattivi nasce la decisione di schierarsi a difesa dei primi che sono quasi sempre imbelli e incapaci di difendersi e dal quale scatta appunto l’eterno meccanismo dell’avventura.

Entrando in campo minato; come vedi il suo rapporto con l’altro sesso, a distanza di oltre venticinque anni dalla morte della sua moglie Lilith? Stesso discorso per la sua religiosità
Campo minato in cui non si è voluto avventurare neanche il suo creatore Giovanni Luigi Bonelli; per rispetto del quale ce ne teniamo fuori oppure lo sfioriamo soltanto.

Tex ha un fratello indiano, Tiger Jack; con lui ha diviso avventure, dolori e molta vita. E’ esempio ante litteram di tolleranza razziale in un contesto estremamente razzista?
La quotidianità dei gesti, la convivenza costituiscono il miglior modo per non avvertire la differenza razziale. L’atteggiamento antirazzista nasce dalla convinzione di chi non si pone neppure il problema: non è quindi una scelta meditata più avanzata rispetto alla mentalità razzista dei più.

Come vedi tu l’amicizia pluridecennale con Kit Carson? Tex è una persona di spirito sicuramente ma non certo un allegrone o un caciarone o un gaudente; come vedi, in quest’ottica, la presenza di Kit Carson al suo fianco?
In effetti la convivenza fra due individui dal carattere così diverso fra loro è abbastanza improbabile, ma gli eroi dei fumetti devono possedere anche questa qualità.

una delle ultime vignette disegnate da Galep su testi di Nolitta/Bonelli

 

Quanto del padre Tex rivedi in Kit Willer, ormai giovanotto più che cresciuto? Fisicamente, negli atteggiamenti, che differenze vedi fra i due?
Alcuni soggettisti, tra cui io stesso, ritengono Kit un semplice, inutile doppione del padre. Sia fisicamente che inevitabilmente nelle possibilità di intervento. Il creatore di Tex invece non aveva dubbi: rappresentava il quarto moschettiere del tutti per uno, uno per tutti.

Hai mai provato a calzare il cappello di Tex? Pensi che per lui sia solo uno strumento (per ripararsi, etc) o qualcosa in più (un feticcio, un mezzo per non farsi guardare negli occhi…)?
Penso che (dovendolo cambiare molto spesso) non lo ritenga uno strumento feticcio, ma solo uno strumento comune a tutti gli abitanti del West.

Come vedi il suo rapporto con il cavallo, il suo mezzo principe di trasporto?
Nei primi tempi si trattava di un rapporto troppo umano come tutti quelli tra eroi (sia uomini che animali) del cinema e del fumetto. Un tipo che passa la vita fra nugoli di pallottole dovrebbe essere abituato all’idea di sentirsi morire sotto il cavallo al ritmo di uno al mese.

Tex è un combattente nato, è sempre il migliore nel battersi e nel difendersi. Eppure, invece di compiacersi delle sue capacità, sembra talvolta restio a usarle oppure a usarle per fare molto male. Come lo vedi usare la violenza e le armi?
Tex si riconosce privilegiato perché dotato di molte capacità fisiche speciali (mira, forza, reattività) e quindi tende a risparmiare gli avversari che non hanno avuto la sua stessa fortuna e che inconsapevolmente nonostante il naturale gap provano a sfidarlo.

(continua…)

Riferimenti:
Sergio Bonelli Editore: www.sergiobonellieditore.it

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